LA SOGLIA E’ LA 23ESIMA POSIZIONE

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ALLA RICERCA DELLA PRIMA PAGINA

Sono in corso di svolgimento le gare di Coppa del Mondo di Davos, e quei segnali positivi che ci aspettavamo, francamente non si vedono. Lo abbiamo detto: con Sochi si è chiuso un capitolo e adesso stiamo scrivendo le prime pagine di quello nuovo, ma non senza qualche fatica “imprevista”.

La 10 chilometri in tecnica classica a cronometro è a mio avviso la “vera” gara di fondo per le donne, una cartina al tornasole dei valori femminili in pista: da questa non si sfugge, non ci si può nascondere. E la prima italiana (Francesca Baudin, 42esima) a poco meno di tre minuti dalla vincitrice è francamente un bilancio negativo. Vuol dire che ad ogni chilometro l’azzurra ha ceduto 18 secondi alla prima classificata. Una eternità! Per inciso la vincitrice è Teresina Johaug, mica una parvenu.

E non è più sufficiente dire che noi italiani non siamo mai partiti forti a inizio stagione, e che per noi vale la regola di essere pronti all’appuntamento clou della stagione, Olimpiadi e mondiali. Una litania stucchevole.

A mio avviso dobbiamo trovare un altro metodo di valutazione, e cioè considerare la soglia di sbarramento alla ventitreesima posizione, ovvero la prima pagina delle classifiche finali. “Non puoi pensare di salire sul podio se non inizi a frequentare il primo foglio delle graduatorie” diceva un mio vecchio allenatore.

E allora analizziamo il primo foglio delle gare odierne.

Nella prova femminile ben 5 ragazze norvegesi e altrettanti svedesi, quattro finlandesi, tre americane, due tedesche e una ragazza per squadra tra Polonia, Austria, Giappone e Russia. Balza all’occhio che la Scandinavia la fa da padrona, del resto non si chiamerebbe neanche sci nordico. A parte la polacchina Justina che da sola regge le sorti di un Paese, e dell’exploit dell’austriaca Teresa Stadlober (un’altra Teresa!), colpisce la scarsa presenza delle zarine russe. Che fine ha fatto la corazzata dell’ex impero sovietico? Dissolta come neve al sole. Non diamo una risposta ora, ma torneremo presto sul tema.

Il secondo aspetto d’analisi è il distacco dalla soglia di sbarramento della prima azzurra: la fondista delle Fiamme Gialle (peraltro dotata di buona tecnica)  è a 43” dalla norvegese 24enne Ingvild Oestberg, e se pensiamo che la valdostana ha solo 21 anni possiamo avanzare un leggero ottimismo per il futuro.

Ragionamento analogo se non fotocopia quello per gli uomini nella 15 chilometri. Basterebbe dire che sono sette i norvegesi in prima pagina per chiudere qui il discorso, e aggiungere i cinque russi che stazionano tra i primi 23 classificati.

E i nostri? Primo degli azzurri Mattia Pellegrin, 27esimo a cinque secondi dalla prima pagina. Bene, bravo, bis.
Resta comunque lo scatto di una fotografia italiana piuttosto appannata, sfuocata dagli obiettivi federali di risalire la china in tempi rapidi. Sono solo segnali di fumo all’orizzonte della prima pagina delle classifiche.

#proFONDOrosso

Carlo Brena
SciFondo
Direttore resposnabile