VERSO PYEONGCHANG, CON SUPEROP IN VALIGIA

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Giuseppe Chenetti (Fisi)

Poche settimane e si entra nell’inverno che assegnerà le medaglie olimpiche degli sport della neve e del ghiaccio. Un tempo si diceva la Cina è vicina, ma la Corea (quella del Sud) ancora di più: a Pyeongchang, dal 9 al 25 febbraio andranno in scena i XXIII Giochi Olimpici Invernali e l’Italia dello sci sta lavorando pienamente per presentarsi al via dell’appuntamento a cinque cerchi.

Tra le discipline da cui ci si aspetta una medaglia, c’è sicuramente lo sci di fondo dove gli azzurri schierano Federico Pellegrino che ai mondiali di Lahti dello scorso febbraio, ha conquistato l’oro nella prova sprint. Tuttavia, l’atleta valdostano delle Fiamme Oro non è la sola punta di diamante del gruppo italiano, perché altri talenti sono pronti a sbocciare.

Sepp Chenetti.
Sepp Chenetti.

«E’ un lavoro di squadra, quello che stiamo facendo, cercando di curare tutti i più piccoli dettagli, perché sono quelli che faranno la differenza in Corea». A parlare è Giuseppe Chenetti, per tutti Sepp, alla guida della nazionale azzurra di sci nordico dal 2014 che si è assunto sulle proprie spalle la responsabilità di riportare la squadra italiana ai fasti degli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio.

Si dice che il giorno della gara sia solo il momento in cui le medaglie si vanno a prendere, perché per vincerle bisogna allenarsi duramente, soprattutto nel periodo estivo: «Sì è vero, quest’anno abbiamo deciso di programmare una marcia di avvicinamento che portasse i ragazzi non troppo carichi alle prime gare di stagione, così da consentirci di avere ancora un margine di incremento nel corso del periodo agonistico».

Sono parole moderate e attente quelle di Sepp, noto per essere prudente nelle previsioni e scrupoloso nelle azioni. Complice anche la défaillance di Francesco De Fabiani dello scorso anno, il direttore agonistico e il suo staff hanno optato per una modulazione dei carichi che fosse un buon compresso per i riscontri di inizio stagione: «Non puoi lavorare duramente per nove mesi per poi sfigurare alle prime gare di novembre, ma allo stesso tempo non dobbiamo essere troppo imballati e non avere margini su cui lavorare – precisa il coach trentino – il rischio di sovrallenamento è sempre dietro l’angolo».

E anche se si hanno atleti di grande esperienza e vicini alla maturazione, non si smette mai di lavorare per migliorare la tecnica. Sul tema della scivolata spinta, per esempio, Chenetti ha voluto lavorare “partendo da lontano” ovvero dalle basi delle leggi della fisica, considerando le leve, le forze, le pendenze e le resistenze in gioco nel gesto atletico del double-poling che tante polemiche ha suscitato ma che spesso si rivela determinante per raggiungere un podio: «Abbiamo voluto coinvolgere i ragazzi nell’analisi delle numerose variabili in cui si vengono a trovare durante la gara, e adattare la spinta di braccia in modo ragionato e consapevole». In altre parole si è lavorato sui principi e non tanto sulla ripetizione all’infinito di un gesto tecnico «e in questo lo skiroll ci è stato di grande aiuto, perché abbiamo dato ai ragazzi la massima libertà di ‘divertirsi’ con questi attrezzi, facendo anche ‘cose strane’ che apparentemente sono lontane dalla tradizionale interpretazione agonistica, ma che in realtà li abituano ad adattarsi alle situazioni di gara» sottolinea Chenetti.

Lavori di tecnica e carichi allenanti, un connubio delicato che porterà i nostri azzurri, nelle intenzioni dello staff, in condizione ideale per giocarsi una o più medaglie e, per raggiungere l’obiettivo olimpico, i fondisti italiani hanno adottato SuperOp dall’inizio dell’estate, la soluzione che consente di valutare quotidianamente la condizione fisica dell’atleta e stabilire di giorno in giorno il carico allenante. «Da tempo chiediamo agli atleti di monitorare se stessi attraverso un diario e altri strumenti per valutare il recupero, come la scala di Borg, e chiedere loro un ulteriore impegno nel misurarsi al mattino pressione e battito cardiaco ci sembrava rischioso – commenta prudentemente Chenetti – ma una volta spiegata la potenzialità di SuperOp e ottenuto il loro coinvolgimento, abbiamo riscontrato il consenso che cercavamo».

Federico Pellegrino utilizza SuperOp.
Federico Pellegrino utilizza SuperOp.

Come funziona SuperOp è estremamente semplice: dopo la misurazione al mattino (prima di alzarsi dal letto) della pressione minima e massima e del battito cardiaco, l’atleta inserisce i tre dati nell’app del proprio smartphone con indicazioni di volume e intensità dell’allenamento del giorno prima: un algoritmo sofisticato, messo a punto dal professor Marco De Angelis dell’Università de L’Aquila dopo vent’anni di ricerca su atleti elite, indica quale sarà la ‘ricettività organica’ del fondista nel corso della giornata, e in base a questo valore si riesce a modulare il carico allenante.

«Devo dire che SuperOp è stato per me una grande sorpresa, perché abbiamo sempre riscontrato una precisa corrispondenza tra i suoi risultati e le condizioni dell’atleta – commenta Chenetti – e anche i ragazzi, dopo un’iniziale scetticismo, oggi si dimostrano estremamente sensibili e ‘affezionati’ al suo utilizzo». Il direttore agonistico ci spiega che l’utilizzo è quotidiano anche per lo staff: «Noi allenatori vediamo le condizioni dei ragazzi sul nostro computer, grazie alla funzione Trainer Vista di SuperOp: se riscontriamo valori inaspettati, interveniamo prontamente nel modificare la tabella giornaliera dei lavori» conclude Chenetti.

La forza di SuperOp sta nella sua trasversalità, perché il principio della supercompensazione è valido per tutte le discipline: dall’atletica leggera al nuoto, dal ciclismo al triathlon, dal calcio al basket, dal canottaggio al pattinaggio su ghiaccio, SuperOp fornisce agli allenatori una indicazione sul volume di allenamento da assegnare al proprio atleta.

Ora anche gli sci stretti si annoverano tra le discipline che arricchiranno, ci si augura, il palmares di una soluzione unica e interamente Made in Italy come SuperOp: gli scandinavi sono avvisati.